mercoledì 15 luglio 2009

Un altro mondo è possibile, Yes we can, ecc

Non so voi, ma io ho ormai l’allergia agli slogan ipercitati tipo “yes, we can”, “un altro mondo è possibile” e così via.

Il problema nasce dall’abuso che se ne fa.

“Yes, we can” è nato per raggiungere un obbiettivo fino a tempo fa impensabile: un presidente nero e democratico alla Casa Bianca. Poi però l’abbiamo visto usare da parte di molte aziende per stimolare i propri dipendenti a superare la crisi, a farsi carico del raggiungimento di obiettivi difficili. E allora “Yes we can” ha perso la sua carica emotiva, è diventata un’incitazione svuotata del suo significato profondo ed etico e infastidisce persino perché declinata al raggiungimento del profitto, o di una meta sportiva o altre amenità.

“Un altro mondo è possibile” dovrebbe essere il memento davanti al nostro letto e che vediamo come prima cosa ogni mattina, anche in questo caso abusato e depredato della sua portata evocativa.

Il sottotitolo de IL CORPO DELLE DONNE potrebbe essere uno dei due slogan citati, quando ancora erano carichi di significato.


Vale la pena di raccontare la storia che ha condotto al documentario.

Lo scorso anno ho risentito parecchio della crisi economica, che ha avuto un unico risvolto positivo: mi si è liberato del tempo.

Nella lingua cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: il primo wei significa problema, il secondo ji significa opportunità. Il modo migliore per uscire da uno stato di crisi sembrava dunque quello di cogliere le opportunità di crescita in esso contenute.

Improvvisamente si sono liberati degli spazi durante il giorno, che potevo riempire a mio piacimento.

Non c’è stato un attimo in cui chiedermi cosa fare del tempo che si liberava nella mia vita.

Da anni mi occupavo di tematiche legate al femminile, all’estero per lo più, poiché in Italia il dibattito su queste tematiche mi pareva trattato troppo superficialmente.

Un amico proprio in quel periodo mi ha provocato stimolandomi a guardare la tv, da me abolita da anni, perché “solo guardando la tv avrei capito le donne italiane”.

L’ho preso in parola.

Durante le vacanze di Natale ci siamo chiusi in casa io Marco e Cesare con 2 tv, videoregistratori, scorte alimentari e abbiamo registrato centinaia di ore tv. Il lavoro poi si è arricchito con la visione di filmati su youtube e di archivio.

Ci appassioniamo, ci dimentichiamo del tempo, le giornate si susseguono veloci.


Qual’era il nostro obbiettivo quando siamo partiti, mi chiedo ora a distanza di 5 mesi dalla fine del montaggio.

Un obbiettivo minimo, apparentemente. Preparare un documentario di circa 20 minuti da far girare nelle scuole e nelle associazioni per stimolare la riflessione.

Però se ci penso con più attenzione l’obbiettivo era proprio quello di cambiare il mondo, niente di meno. Ciò che mi ha mosso è stata proprio una fortissima volontà di cambiare il mondo e la certezza di poterlo fare.

Si può obbiettare che il mondo sta andando avanti così com’era, che non è cambiato. Io non lo credo. Noi stiamo cambiando il mondo, così come stanno cambiando il mondo le molte persone che hanno avviato progetti in questa direzione e hanno la volontà di incidere sulla realtà che li circonda.

Il problema è l’ansia di volere raggiungere gli obbiettivi a breve che contraddistingue la nostra epoca.

Io sto incidendo fortemente sulla realtà che mi circonda, questo non significa che ne vedrò gli effetti nei prossimi mesi. La logica del mercato con la spinta feroce a raggiungere risultati sempre più a breve termine ci influenza e ci impedisce di darci obbiettivi importanti i cui effetti conprensibilmente si manifesteranno a lungo termine e di cui non è nemmeno detto che potremo essere testimoni.

Questo non deve togliere energia e mordente a quanto facciamo se è forte la consapevolezza di essere nel giusto e se non misurerò l’efficacia della mia azione solo in base al ritorno economico che ne ricaverò.


Tornando al racconto, finito il montaggio abbiamo iniziato a presentare il documentario nelle associazioni e da subito è parso evidente che il pubblico reagiva, che molte donne italiane erano pronte al dibattito e, con mia sorpresa, anche molti uomini.

Da questi incontri è partito un veloce passa parola che è arrivato all’orecchio di Gad Lerner, che l’ha mostrato a L’Infedele, che ci ha condotti a proporre il documentario sulla rete, ad aprire un blog, a continuare altri dibattiti, forse a scrivere un libro ecc.

Non avevamo previsto nulla di tutto questo.

L’investimento economico è stato minimo, l’investimento di tempo ed emotivo enorme.

Scrivo questo post per rispondere ai tanti ragazzi e ragazze che risentono del clima stagnante in cui siamo immersi e che perdono comprensibilmente la voglia di fare, di agire.

La Storia de IL CORPO DELLE DONNE parte da un soggiorno di casa, due pc, due videoregistratori, 3 amici: due uomini e una donna, tantissima passione, energia a 1000, a volte dalla rabbia per quello che vedevamo, più spesso dall’entusiasmo per quello che immaginavamo la tv potesse diventare.

Non mi piacciono né i cinici né gli scettici.

Non mi piace chi finge di commuoversi sentendo Martin Luther King o i discorsi ispirati di Obama, e poi ironizza sugli ideali che qualcuno ancora riesce ad esprimere qui da noi.

220mila persone hanno visto il documentario in due mesi, un fiume di persone che si sono ritrovate nella critica alla tv e si sono sentiti parte di un gruppo. Se anche finisse tutto qui, mi pare di poter dire che ne è valsa la pena.

30 commenti:

  1. Sono d'accordo. Anche se i risultati mi piacerebbe vederli coi miei occhi, perchè no, non smetterei di lottare nemmeno se sapessi che i primi cambiamenti avverrebbero fra 1000 anni. Il mondo cambia e si evolve e io voglio dare il mio contributo ogni giorno.

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  2. Quel "con mia sorpresa, anche molti uomini" mi pare un po' ingeneroso, ci credete tutti continuamente ammandrillati? :-)

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  3. @walter
    ho riso molto walter al tuo commento.
    Beh la risposta è sì! con tutto quello che si vede in tv infatti mi chiedo, e sarà il tema di un prossimo post, ma gli uomini italiani sono continuamente ammandrillati?

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  4. Mi trovo profondamente d'accordo, e trovo che soprattutto questi post tocchino davvero l'essenziale della questione.

    Ora faccio una cosa antipatica, mi autocito, ma solo perché altrove ho già detto quello che vorrei dire adesso, meglio di come potrei dirlo adesso:
    E’ facile convincere il dubbioso di vagheggiare utopie infantili: è facile condannarlo alla solitudine del “ sognatore” dal momento che “realistica” è solo una cosa: accettare lo status quo come vero. La parola più pesante, più efficace, che un burocrata degno di se stesso possa pronunciare per convincere il potenziale ribelle che un mondo diverso da quello che gli propone è impossibile, è "realismo".
    Cos’è il realismo, poi? L’ismo dello stato di cose, dell’ordine costituito: in una parola, la sua religione. E’ possibile, infatti, professare la religione dell’esistente, adorare le cose come stanno vedendo in esse l’epifenomeno della verità, il senso del nostro stare al mondo .
    Ma, a ben guardare, questo professato realismo non è realista fino in fondo: se lo fosse, vedrebbe le istanze del cambiamento che, nella realtà, pulsano.

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  5. Eh eh, discorso a mio avviso molto più
    complesso di quanto non sembrerebbe...
    La risposta, secondo me, è sì e no.
    Il problema è questo: può un uomo essere non-ammandrillato se continuamente esposto a stimoli sessuali provenienti da TV, internet, radio, manifesti in strada etc.? Quando dico "può" intendo dire proprio se gli è consentito, con tutti i risvolti possibili della parola. La risposta è ovviamente sì, può non esserlo, ma questo è socialmente accettabile-accettato?
    La strumentalizzazione del corpo femminile ha spesso come obiettivo primario l'uomo: per vendergli una birra, una macchina, un amaro, una trasmissione sportiva.
    Intendo dire che, se gli effetti di questo sistema sulla psiche femminile sono abbastnza evidenti, meno chiari sono gli effetti sulla sfera maschile. Credo sia un problema enorme.
    Che ne dite?

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  6. Il mio fidanzato mi ha chiesto dopo aver visto l documentario: "ma nessuno pensa anche a noi uomini? davvero credono che siamo una massa di bavosi arrapati che stanno davanti alla tv aspettando belen che si spoglia? io mi sento offeso nella mia dignità tanto quanto te. voi vi considerano prosciutti e noi decerebrati.siamo stufi quanto voi e il nostro ideale di donna è lontano anni luce da quello che vediamo in tv.siete voi che vi lasciate manipolare, così andate dal chirurgo, fate i fanghi per la prova costume, vi vestite per le altre e non certo per noi."

    mariposa

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  7. Mariposa, il tuo fidanzato, che ha detto cose sacrosante, ha però fatto un piccolo errore... le donne non si devono idealizzare più, basta!
    Siamo tante, tutte diverse e in carne e ossa. Siamo persone, non ideali. Diglielo la prossima volta che gli parli, se sei d'accordo.

    angela

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  8. Mi ha proprio fatto riflettere questo ultimo post, Lorella..
    Ho apprezzato molto il vostro lavoro, da cui ho tratto molti spunti di riflessione. Finora ho letto sempre provando approvazione e una sorta di sdegnato "distacco critico"; già..perché da convinta "anti-velina" non potevo far altro che concordare, annuire (virtualmente) e domandarmi come siamo arrivati così in basso.
    Stavolta però mi hai colpita anche più personalmente con queste frasi: "Il problema è l’ansia di volere raggiungere gli obbiettivi a breve che contraddistingue la nostra epoca." e "Scrivo questo post per rispondere ai tanti ragazzi e ragazze che risentono del clima stagnante in cui siamo immersi e che perdono comprensibilmente la voglia di fare, di agire."..

    Proprio pochi minuti fa mi chiedevo quanto sia difficile superare bene una crisi..e cosa faccia sentire così inutili, stanchi e "inadatti"; cosa faccia sì che la perdita di stimoli e la sempre minore identificazione con il resto della società assopisca sempre più le coscienze e fiacchi le volontà.
    Ecco l'illuminazione: è l'ansia della corsa al raggiungimento di incalzanti obiettivi a breve termine, come ben sottolinei.. La stessa ansia che mi fa sentire così inutile.
    Ma la parola "crisi" racchiude in sé l'inaspettata forza dell'opportunità e della possibilità di decidere personalmente..
    Mi serviva tanto ricordarlo. Soprattutto oggi. Grazie di cuore.

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  9. l'ideogramma wei(problemi)anche se scappi ti viene a cercare, mentre lo ji (opportunità) si nasconde per benino e per trovarlo bisogna darsi da fare. le non evidenti opportunità, che io intravedo da qualche anno mi hanno condotto nel tunnel della solitudine mentre i più piangono con le mani in mano, e leggere un post come questo mi rallegra e mi conforta, io lavoro e produco per le donne e sono convinto che le donne sono e hanno il potenziale per un cambiamento. Dicci la verità Lorella tutta ste tv chiusa in casa con scorte alimentari ti ha fatto mettere su qualche chilo? :-)
    Claudio

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  10. Non devi meravigliarti che i maschi si interessino a questi argomenti, Lorella, alla crisi della figura maschile le risposte sono varie e tra queste c'è chi prova, verifica, decide di andare a "vedere" cosa pensa l'altro da se. C'è un bellissimo monologo di Celestini che finisce più o meno così: il mondo non si divide tra chi è buono e da un euro al negro al semaforo e chi è cattivo e al negro gli da un calcio nelle palle, ma tra chi al semaforo sta in macchina e può decidere se dare un euro o un calcio e chi deve solo subire questa scelta. In qualche modo è così anche in relazione a ciò che discutiamo: il mondo non si divide tra maschi buoni e maschi cattivi, ma tra maschi che ancora detengono il potere e donne che devono continuare ad esserne subalterne. Purtroppo penso che la cultura maschilista sia ancora dominante, anche nell'inconscio di quelli che, come me, mostrano curiosità e disagio.
    Pino De Padova

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  11. @claudio
    mannaggia si claudio. E ora non riesco a perderli...

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  12. Certo che n'è valsa la pena. Bellissimo documentario. Devi tradurlo e mandarlo alla BBC. Se hai tempo. Se hai voglia. Grazie, se non ci sentiamo più.

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  13. @Pino De Padova.
    Sono e credo siamo meravigliate e felici di commenti come il tuo Pino.
    Uscite di pu' allo scoperto, fatevi vedere, fate sapere che esistete, così non ci stupiremo piu.
    Scriveva Santalmassi mesi fa su Repubblica che, quando si verifica l'ennesima violenza sessuale, sarebbe bello se fossero gli uomini a radunarsi e ad interrogarsi sul perchè di questa violenza, non le donne che la subiscono.
    Voglio dire che spesso noi ci facciamo carico di problemi anche vostri,e ci piacerebbe sentirvi partecipi e solidarmente attivi verso il cambiamento.

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  14. @mariposa
    direi al tuo fidanzato le stesse cose che dico a Pino nel post qui sopra

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  15. secondo me sono (o meglio, sembrano) ammandrillati più perchp così deve essere, tipo riflesso condizonato, che perchè lo siano veramente.
    il troppo storpia e tutto questo nudo secondo me (ma non solo) andando avanti otterrà l'effetto contrario

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  16. Vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse perchè quando parlo di questi temi mi sento dare della FANATICA, mentre, ascoltando lo "zoo di 105", uno dei programmi radiofonici più seguiti - se non il più seguito in assoluto - rimango allibita sentendo mandare in onda lo "sfogo" di un ascoltatore che dice:

    - Con le donne vale la regola delle due C: ca**i e cazzotti! -

    Sono esterefatta, tra l'altro la trasmissione in questione è un continuo susseguirsi di battute che chiamare maschiliste è riduttivo; ho provato a seguirla su consiglio di un amico ma non sono riuscita a sopportare più di tre o quattro puntate: non per il turpiloquio in sè, ma perchè sentire la parola "f**a" usata in continuazione, pure come sineddoche per "donna", è umiliante e insopportabile.

    Eppure non poche ragazze si prestano a questo "gioco", forse pensando di essere emancipate e progressiste facendosi umiliare pubblicamente...

    Protestare con questa gente non si può: farebbe solo il loro gioco perchè campano sulla fama di programma "scorretto", da non prendere sul serio; eppure mi chiedo, cara Lorella, com'è possibile che venga trasmessa una frase come quella sopra, che praticamente è un' incitazione allo stupro, senza che nessuno batta ciglio.

    Queste ed altre cose che sento mi fanno disperare di vedere un cambiamento sia pure a lungo termine. La voglia di protestare piano piano si spegne, perchè ho la certezza di sentirmi apostrofare come bacchettona, fanatica e rompiballe.

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  17. Gli uomini sono tutti continuamente ammandrillati? No: è la televisione italiana, che si allinea all'ideale mascolino di una certa personcina, ovvero il vitellone anni cinquanta maschilista, misogino, frequentatore ed estimatore di lupanari, che ama umiliare la donna, relegandola a semplice oggetto di piacere.

    Almeno questa è la mia idea.

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  18. Concordo Lorella. Consideriamo le violenze sulle donne solo un problema da donne, quando chi le commette è un uomo. Io mi sento a disagio quanto sento notizie di stupri e simili in quanto donna, ma perchè non dovrebbe interrogarsi anche un uomo?

    Ieri ho avuto una manifestazione abbastanza pesante del disagio che provo davanti all tv e il mio ragazzo si dice esasperato dalle mie reazioni. Lui non è uno che scenderebbe in piazza per i probelmi delle donne, no. Lui vive la sua vita e gli basta sapere che all'interno del nostro rapporto non c'è discriminazione. Non avete idea di come mi faccia soffrire questa cosa. Ho pianto lacrime amare dalla frustrazione nella mia solitudine. Ecco, voglio ucire da questa condizione, incontrare altri che la pensano come me e AGIRE.

    Grazie a tutti gli uomini che non guardano solo all'interno del proprio orticello, siete preziosi per noi donne, continuamente umiliate da questa società, e avete tutta la mia stima e il mio rispetto.

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  19. @fiordaliso
    ci vuole pazienza.Votiamo da 60 anni, prima non eravamo considerate soggetti. Milleni di storia e di patriarcato non si cambiano in qualche decennio. Certo che bisogna parlarne, discuterne con competenza, divulgare. Il senso di solitudine lo provo spesso anch'io, mai però ho abbassato lo sguardo, mai ho ceduto su questi temi e mai ho cercato il facile consenso. A volte mi hanno reso impopolare, ma non importa.
    Ti abbraccio

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  20. @Lorella

    :-D beh! Scherzando si puo' dire che dopo i 40 gli uomini diventano sopratutto cultori della buona tavola.

    Invece più seriamente - no non penso che gli uomini siano così ossessionati, anche se ovviamente tutti apprezzano la bellezza.
    Anzi, direi che questo continuo martellare di stimoli sessuali finisca per spegnere poi il vero desiderio.

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  21. molto bello questo post. Io credo che aumentare la consapevolezza di donne e uomini possa far cambiare a ciascuno il modo di porsi, di parlare. Ognuno di noi, nel quotidiano, puo' dare dei segnali a chi gli sta intorno, non a mo' di crociata, ma appunto, con la consapevolezza di volersi svincolare da modelli che non condivide. Le giovani, e i giovani, non guardano solo la televisione, guardano anche, e molto, gli adulti che li circondano.

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  22. @ Lorella: Grazie. Neanche io cedo mai su questi temi, ne ho cercato il facile consenso. Il problema è più complicato quando a non capirti è il tuo ragazzo col quale hai un bimbo di 10 mesi. Ho BISOGNO del suo supporto anche se credo sia una vana speranza la mia.

    @: Martina: E cosa dovrei dire io? Il mio fidanzato è cresciuto a pane, zelig, zoo di 105 e stupidi luoghi comuni. Devo dire che come uomo e padre è fantastico. Ma come si può non rimanere interdette se il tuo ragazzo assomiglia tanto a quell'uomo medio che segue la massa senza accendere il cervello? Fanatica. Altro che fanatica. Ieri mi ha detto che ho dei SERI PROBLEMI riguardo a questo argomento. Sarà.

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  23. @Martina, a volte, invece, ci si sente definire, magari silenzosamente, come ingenue; ma come tu, donna che non ha problemi di discriminazione, ti scaldi tanto per questi argomenti? Ma pensa ad altro! Sei proprio strana, forse un po' fanatica o ingenua... questi sono argomenti superati... e la cosa triste è che, a volte, sono donne a giudicarti così. Come se le cose ti dovessero riguardare solo quando ti toccano personalmente.
    Capisco la tua solitudine, come capisco quella di Fiorella. Lo zoo di 105: è gravissimo che dicano ciò che dicono.

    angela

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  24. @Martina: pensa che la "regola delle due C" come l'hai citata tu, me la spiegò anni addietro la mamma di un amico, ma il significato di partenza sarebbe ben diverso dall'incitazione allo stupro che tu hai colto, e che sicuramente il radioascoltatore intendeva.

    La definizione è l'estrema sintesi di due concetti basilari per un duraturo rapporto di coppia: una buona intesa sessuale (il c....) e forti emozioni che il partner dovrebbe suscitare nella partner (i cazzotti)

    il romano è una lingua lapidaria e mordace, la nostra ironia è spesso feroce, e, come vedo, il tipo in questione ha letto una cosa e ne ha capito un'altra, nella dilagante superficialità dei nostri tempi.

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  25. Condivido tutto Lorella, e specialmente quello che scrivi nell'ultimo paragrafo.
    Certo che ne vale la pena.

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  26. @Lorella, anche io sono d'accordo, certo che vale la pena.

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  27. «Se anche finisse tutto qui, mi pare di poter dire che ne è valsa la pena»...

    Non finirà, Lorella.

    Ciao!
    Giovanna

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  28. oggi ho disegnato sulla tv. sul dito di polvere che c'era sullo schermo.
    non perchè sono una cattiva donnina di casa.
    ok lo ammetto un pò si.
    perchè non ce la faccio a guardare come vengo rappresentata.

    in realtà non so nemmeno se è cambiato qualcosa nel frattempo.
    vado a levare la polvere e a capire s eposso continuare a risparmiare energia elettrica e tossicità per il mio cervello.
    continuate così:)

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  29. anche io vivo spesso il sentimento di inadeguatezza verso questo mondo ipermaschilista ma mascherato di emancipazione fittizia. quante volte mi sono sentita dare dell'esaltata perchè intravedevo messaggi fortemente umilianti per le donne sparsi nelle pubblicità, non solo televisive o radiofoniche, ma anche sui giornali e per strada. purtroppo il mio problema contina ad essere quello di non riuscire a comunicare questo disagio a molte donne mie coetanee e non. Vedo in molte scelte delle stesse dei meccanismi di rassegnazione degni di una cultura medioevale. Manca la rabbia, quella rabbia femminile fiera che fa tanto paura alla ns cultura. Meglio un bel corpo fittizio e fintamente armonico che mostra un sorriso ammiccante che una donna incazzata. Ma io non mollo, e mi rincuora vedere che siamo in tante (anzi tanti, visto che ci sono anche maschietti).

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  30. Sono un medico, sono psichiatra e psicoterapeuta. Mi piace l'idea di gettare un sasso in uno stagno, come talvolta mi sembra di fare con i miei pazienti quando suggerisco loro un diverso modo di valutare ciò che vivono, ciò che sentono, la realtà che li sfiora. Avverto, in questa eccessiva e stereotipata proposizione del solo corpo femminile che avete ben colto nel documentario, il medesimo problema che tante persone depositano tra le mie mani: non c'è desiderio, non c'è tensione sessuale, non c'è sesso.
    La tensione verso l'altro è annullata, compressa nei seni gonfi, parodie di allattamenti infiniti, inutile nei glutei perfetti, destinati a non essere sfiorati. Sono corpi soli, attaccati dal panico, dai disturbi alimentari, dall'ansia, dalla solitudine che ci siamo abituati a chiamare depressione. Scusate, il mio è un punto di vista personale. Personale, appunto. Perchè nasce dal mio rapporto con le persone. Persone sole e spesso apparentemente perfette.

    Violet

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