venerdì 29 maggio 2009

Versione Inglese

Da oggi è online la versione inglese de IL CORPO DELLE DONNE (SIDEBAR A DESTRA).

Ringraziamo di cuore Serena Povia, che vive in Inghilterra da anni, e che ha collaborato con grandissimo impegno alla traduzione.

VI PREGHIAMO DI DIFFONDERLO TRA I VOSTRI AMICI CHE VIVONO ALL’ESTERO GRAZIE.

mercoledì 27 maggio 2009

Donne, Media e Costituzione

Il Corpo delle Donne è un documentario che denuncia come gli stereotipi della bellona scema e della matura rifatta non possano essere gli unici proposti dalla televisione e, diciamolo, in particolare dalla tv pubblica.

Alcuni scrivono che le ragazze/donne umiliate e schernite nelle trasmissioni tv sono maggiorenni e scelgono di essere dove sono. Infatti non stiamo discutendo della libertà individuale.

Il tema è: possiamo da subito chiedere che la tv rappresenti l’universo femminile nella sua molteplicità: noi non siamo solo soubrette e “grechine”.

Vi riporto un brano di un’interessante ricerca del Censis del 2006, che spero gli ospiti de L’Infedele di Gad Lerner del 4 maggio, leggano; qualcuno di voi ricorderà che a più voci veniva ripetuto che la proposizione ossessiva del corpo femminile in tv è una realtà europea.

Non è vero. Ce lo dicono i numerosissimi lettori stranieri, esterefatti dalla visione del video e ce lo ribadisce questa ricerca:


“…Il ruolo dei media e della rappresentazione della donna nei media nel processo democratico di affermazione dei pari diritti è ampiamente identificato e riconosciuto da Onu, Ue, Consiglio d’Europa. …Quello che in molti Paesi europei ha prodotto un serissimo dibattito culturale e normativo, nel nostro paese, appare ancora come un “tema di frontiera” o, peggio ancora, un tema da suffragette nostalgiche di un femminismo ormai trapassato..

Stenta In Italia ad affermarsi il principio che una rappresentazione “plurale” delle donne, una rappresentazione non offensiva della loro dignità, non volgare e che non la riduca sempre e solo ad oggetto sessuale, è UN DIRITTO COSTITUZIONALE (maiuscolo mio), quel diritto che afferma in tutte le Costituzioni dei paesi democratici che ogni cittadino ha diritto a non essere discriminato per ragioni di sesso, etnia, convinzione religiosa….

Confrontando le informazioni raccolte nei vari Paesi, si possono individuare alcune tipologie di intervento:

-Paesi “di tradizione” come Paesi Bassi, Svezia, Inghilterra che condividono un’antica sensibilità sui temi dei diritti civili, che comporta una profonda sensibilità ai temi delle pari opportunità

-Paesi “sempre in lotta” come la Francia, che da tempo ha maturato una sensibilità normativa e un associazionismo civile intraprendente

-Paesi “all’offensiva” come la Spagna che a fronte di una condizione femminile in cui si avverte forte il senso di prevaricazione, sta producendo una notevolissima produzione di leggi, codici di autoregolamentazione, per affermare una rappresentazione della donna dignitosa e attenta ai suoi diritti.

-Paesi “ in resistenza” come Grecia e Italia, che pur presentando iniziative significative, appaiono “in resistenza”, come se la rappresentazione stereotipata della donna fosse un dato antropologico fortemente radicato su cui non vale la pena avviare politiche evolutive”.


Censis: Donne e Media in Europa


Il tema delle pari opportunità afferma un diritto costituzionale: iniziamo ad affrontarlo con serietà. In questo modo fermeremo sul nascere le battute che ci umiliano e ci rendono fragili, di cui molte di voi riferiscono.

Chiediamo ai nostri amici e compagni supporto: in Italia si passa spesso da rompiscatole quando si fa riferimento alle pari opportunità; utilizziamo allora un altro linguaggio, diamo valore ai nostri diritti a non essere discriminate per ragioni di sesso, facciamo riferimento alla Costituzione. Mettiamo in imbarazzo chi della Costituzione si prende gioco. E non sarà che proprio dalla costituzione si debba e si possa ripartire?


lunedì 25 maggio 2009

La Terra Madre

E’ uscito da poco il nuovo film di Ermanno Olmi “Terra Madre” che racconta della terra, che è di noi tutti, madre.

Esce il 5 giugno “Home” cioè casa nel suo senso piu ampio, terra nostra madre appunto, del fotografo e regista Yann Arthus Bertrand.

Diceva Pratibha Patil, la Presidente donna indiana nel suo discorso di insediamento: “Le donne dovrebbero essere responsabili del futuro sostenibile della terra”.

E Vandhana Shiva, l’economista indiana che ha fermato la Coca Cola impedendole la privatizzazione delle ultime falde acquifere del Kerala, ci esorta ad occuparci della terra.


Mi costa molto occuparmi di tv. Vorrei occuparmi di ciò che conta, della Terra appunto, nel senso piu ampio.

Mi costa e ci costa molto dovere subire l’affronto, l’insulto di vedere i nostri corpi smembrati per pubblicizzare una borsa, le nostre belle facce gonfiate per attirare, pare, piu audience, i corpi di quasi bambine addobbate da lolite per eccitare uomini stanchi.

Mi costa e ci costa da mesi dovere restare sobrie, calme, educate quando ci danno delle bacchettone, quando ci chiedono se vogliamo tornare alla censura: uomini di malafede, lo sapete che non è di questo di cui stiamo parlando.

La posta in gioco è la nostra sopravvivenza, la sopravvivenza della nostra identità.

La tv non ci rappresenta. Punto.

L’audience non è la vita.

L’auditel può provocare disastri.

Vorrei occuparmi di vita, e cio che vedo in tv è spesso simile alla morte.

Devo, dobbiamo occuparci di tv per ridarci dignità, perché è una pena infinita vedere mie simili a carponi, o quasi nude, labbra che scoppiano, già dalle 9 del mattino, umiliate da ruoli perennemente subalterni.


Gli ultimi giorni ci hanno scaraventate all’inferno. L’Italia intera intorno ad una quasi bambina con il suo pelouche ed il ragazzino nella foto al mare.

Donne contro donne. Donne contro Veronica. Donne contro Noemi.

Nessun rispetto piu, né per noi, ne per le nostre figlie. Sbattute in prima pagina a divorarci.

La Terra dicevamo.

Quando avremo finito di liberarci, ancora!, del nostro ruolo servile, potremo occuparci di cose urgenti.

Spazziamo via queste immagini che ci limitano, che ci imprigionano, che ci umiliano. Chiediamo altro.

Chiediamo che la tv ci rappresenti.

Costruiamo altro.

In "Home", il documentario di Bertrand, la donna è figura indissolubile con la Terra. La comprensione della vita viene affidata alle donne; dice il produttore del film: “In presa diretta con il futuro perché sempre in presa diretta con i figli, le donne ci mostrano la strada”.

Di vita mi voglio occupare, di vita vogliamo occuparci.

C’è una giovanissima filosofa svizzera Ina Pretorius, che parlando delle capacità delle donne usa un termine meraviglioso “daseinkompetenz”: la competenza dell’esserci.

Niente filosofia astratta quella delle femmine. Noi abbiamo la competenza dell’esserci.

Esserci nella vita. Nella cura, nelle relazioni.

E in politica, lascateci agire la nostra competenza dell’esserci, ce n’è bisogno.

Occupiamoci di politica, così come tutte noi, giovani e vecchie, sappiamo prenderci cura della Casa.

E da lì iniziare a prenderci cura della Terra.

Non facciamoci più limitare.

La Politica è competenza dell’esserci.

Occupiamocene.

A modo nostro.


sabato 16 maggio 2009

Tempo

Perché non reagiamo? Chiedo a tutte noi donne alla fine del documentario.
“Perché non abbiamo il tempo di farlo” mi risponde una lettrice del blog che vive all’estero, “schiacciate come siamo nell’impresa impossibile di conciliare tutto senza sentirci in colpa”.
La mancanza cronica di tempo sta certo alla base dell’impossibilità di reazione di noi donne.
Mi diceva una signora matura giorni fa: ” Sarete anche emancipate, ma lavorate il triplo di noi, dentro e fuori casa”.
L’ennesima statistica che fotografa la condizione femminile a livello europeo lo conferma. Le donne italiane sono quelle che lavorano di più sommando il tempo dedicato al lavoro dentro e fuori casa.
Il lavoro retribuito si somma al lavoro contraddistinto dalla gratuita’: la cura degli anziani, della casa, la crescita dei figli sono ancora in Italia di competenza delle donne.
Poi c’è il tempo, pochissimo, che ci ritagliamo e dedichiamo ai nostri interessi: potremmo rinunciarci? Ma dopo, che vita sarebbe? Ci sono poi le relazioni affettive con la fatica che oggi spesso richiedono.
Si aggiunge il bisogno di “comparire” di essere “bella” a tutte le età, secondo canoni mai stabiliti da noi.
Abbiamo riempito le nostre vite di impegni, responsabilità. Negli ultimi anni abbiamo aggiunto doveri su doveri.
Perché all’estero le donne sembrano cavasela meglio di noi?
Forse perché da noi la pressione sul” dovere essere belle” si somma al peso di una tradizione cattolica che ci imbriglia in un ruolo materno protettivo all’eccesso verso i nostri figli e spesso verso i nostri compagni.
Un’amica mi rispondeva così alla proposta di uscire insieme a cena: “ devo chiedere a mio marito”. Il linguaggio racconta molto di noi. Professionista, adulta, colta, le è forse sfuggito quel “devo chiedere?”
Prendere coscienza, reagire, farsi carico del cambiamento presuppone potere disporre di tempo, energia e strumenti di analisi adeguati.
Torno su di un punto a che a me pare importante: trovare un po’ di tempo per confrontarci tra donne, per aumentare la nostra consapevolezza e la nostra forza.
Per essere consapevoli della nostra bella differenza e proteggerla, per farci crescere. Ed essere così pronte ad indicare ai nostri compagni un femminile che sia più grande e profondo di quello che ci impone la tv.

mercoledì 13 maggio 2009

Le Monde e l'immagine delle donne nella TV italiana

Ieri Le Monde ha scritto de Il Corpo delle Donne
Questo è il collegamento all'articolo.
Di seguito la traduzione in italiano della parte che ci riguarda.

Presentato da qualche settimana, il documentario Il Corpo delle donne, visibile su Internet, dona un’immagine devastante –e diciamolo –vergognosa - delle donne e della televisione. Durante venti minuti di montaggio trafelato, vediamo solo cosce, mutandine e altrettanti seni trasmessi non a fine palinsesto, ma al mattino o al pomeriggio, nelle trasmissioni domenicali, nei quiz.
Il colmo di una di queste trasmissioni è stato quello d’invitare una “velina” a fare una doccia tutta vestita in modo che i telespettatori vedessero le sue forme più da vicino. In un’altra, una giovane ragazza è costretta a sorridere e ondeggiare durante tutta la puntata in un cilindro di plexiglas che serve come piedistallo del tavolo del presentatore.
Lorella Zanardo coautrice del documentario, si interroga denunciando “questa dittatura del corpo perfetto” : “ Abbiamo convertito tutta la nostra cultura all’estetica di un cabaret di spogliarelliste ?”
Per la filosofa Michela Marzano , questa “eccezione italiana” riproduce il “vecchio modello di sottomissione della donna all’uomo” a testimonianza d’una volontà “d’espellere le donne dallo spazio pubblico, politico, intellettuale privandole della parola”. Autrice di "Le Fascisme : Un Encombrant Retour" (Larousse) e direttrice della collana PUF, denuncia “una doppia strumentalizzazione“: “fanno loro credere che l’accesso alla politica è aperto, ma le donne restano delle comprimarie.“

[...]
A seguito di un concorso televisivo che, ogni estate seleziona le più belle tra le candidate, Marianna Rizzini ha constatato che “molte sono diplomate e considerano questo lavoro come un acceleratore di carriera. E’ come la lotteria: se vincono, si assicurano finanziariamente il loro avvenire.” Una di queste ragazze che viene mostrata dal documentario di Lorella Zanardo dichiarava : “ Ho studiato quattro anni alla Bocconi (una prestigiosa università milanese), sono stata dirigente d’impresa. Oggi, il prodotto, sono io! E lo vendo sul mercato dello show-business “.

Philippe Ridet - Le Monde

martedì 12 maggio 2009

Essere femministe

Accade che dopo gli incontri in cui presentiamo IL CORPO DELLE DONNE, e dopo la trasmissione dell'Infedele da Gad Lerner, molte donne e anche qualche uomo, mi si avvicini e mi dica: “ Ma sa che lei non sembra femminista a guardarla?” o “ Meno male, lei parla di donne ma non sembra una femminista”.

Negli ultimi anni si è data spesso una connotazione negativa al termine femminista.

“Femminista”, mi diceva una ragazza giorni fa,” è una donna oggi vecchia ma ancora arrabbiata. Le femministe hanno fatto tanto per noi donne. Però erano contro gli uomini. Invece noi no. Noi agli uomini vogliamo piacere. E il contesto di oggi è migliore, non è più quello degli anni 70” .

Anche le ragazze della tv vogliono piacere, un piacere che assomiglia a una resa, piacere abdicando a chiederci come noi vorremmo piacere e non scegliendo di piacere come il mercato o la tv ci chiede di essere.

E’ in fondo quello che diceva Alba Parietti durante la trasmissione di Gad Lerner lunedi 4 maggio “mi sottopongo alla chirurgia perché voglio continuare a piacere e a piacermi”.

E’ un desiderio condivisibile quello di continuare a piacere, anche invecchiando. Però vorremmo poterlo fare a modo nostro.

Abbiamo invece introiettato lo sguardo maschile a tal punto, o quello che noi presumiamo essere lo sguardo maschile, sino ad avere perso la capacità di riconoscere i nostri desideri più profondi e veri, quelli da cui partire per piacerci al di là delle richieste del mercato.

Perché è avvenuto?

Perché questa assoggettamento al mercato?

Perché questa omologazione?

Perché è più facile, verrebbe da rispondere. Perché è molto meno faticoso conformarsi che proporre un modo autenticamente nostro.

“Se vi riconoscerete, vi riconosceranno” mi diceva Enrico Ghezzi la scorsa domenica, citando S.Tommaso durante una presentazione de IL CORPO DELLE DONNE a Genova.

E attendono solo di riconoscerci i molti uomini che scrivono il loro sdegno verso le immagini de IL CORPO DELLE DONNE, ci tengono a dissociarsi, a dichiarare il loro essere al nostro fianco.

Siamo rimaste troppo sole negli ultimi anni. Abbiamo creduto di potere fare a meno del confronto con le altre donne, ritenendo erroneamente che i diritti ed il rispetto fossero ormai acquisiti

Ecco, essere femministe aveva e potrebbe ancora avere il bellissimo scopo di creare dei luoghi di “riconoscimento”, dove la conoscenza di sé avvenga anche attraverso l’incontro con l’altra.

sabato 9 maggio 2009

Non sono certamente dei modelli?

Per anni non ho guardato la tv. Come ho scritto, semplicemente non mi interessava. E quando ho visto, scrivere IL CORPO DELLE DONNE è stata la risposta ad un bisogno impellente: riuscire a far guardare con nuovi occhi la tv a chi la tv la guarda, e tanto.
Il 60% del pubblico televisivo è composto da donne. L'80% delle persone che guardano la tv, hanno la tv come unico strumento di informazioe.
Come arriviamo a parlare con loro? Non con i saggi, non con i libri, purtroppo.
Dico purtroppo perchè quelli sarebbero i miei strumenti, quelli che amo.
E nemmeno i giovani che guardano molta tv, leggono. E comunque hanno tv youtube e internet come sguardo verso il mondo.
Non c'è giudizio da parte mia verso chi la tv la guarda. Molte delle donne che incontro mi dicono della loro solitudine e che la tv è la loro "compagnia": c'è di che riflettere e confrontarci per giorni se siamo rimaste così sole. E ho immaginato con dolore i pomeriggi di donne mature e ragazzine davanti allo schermo, divertite in apparenza ma con un sottile disagio che aumenta di ora in ora e di giorno in giorno, disagio a cui non sanno dare un nome e che si chiama senso di inadeguatezza: mai così belle come in tv, mai così magre come in tv, mai così giovani, così lisce, così toste...
E sulla costruzione dilagante del disagio vengono ideate le trasmissioni del mattino e del pomeriggio. Quelle che noi non vediamo, perchè al lavoro, perchè con un bel libro tra le mani, impegnati in una discussione, noi che scegliamo.
Qualcuno, pochissimi, mi scrive del timore che si debba ricorrere alla censura. No. L'unico mezzo in cui credo è educare a guardare, essere consapevoli. E decidere di non volerla più guardare o meglio, di poter chiedere che sia diversa.
Per questo abbiamo messo il documentario IL CORPO DELLE DONNE sul sito: perchè noi e voi che la tv non la guardiamo o la guardiamo poco, possiamo proporne la visione a chi la tv la guarda e poi discuterne, parlarne.
Un docente mi ha scritto che l'ha già fatto vedere a piu classi, senza commento, cos'altro potevo dire? dice. Succede a molti che vedono il documentario e che di solito guardano tanta tv, di "vedere" quelle immagini per la prima volta, guidati dal testo.
Per chi di pomeriggio è lontano dallo schermo, propongo la visione di questo servizio tratto dalla puntata del 24 febbraio de "La Vita in diretta", contenitore del pomeriggio di RAI 1 che è visto appunto dal pubblico di cui scrivevo prima.
Dura ca 4'. Impossibile non rendersi conto che trasmissioni come questa costruiscono modelli da seguire. Nessuna colpa a Flavia. La responsabilità è totalmente di chi usa Flavia. Inutile ora continuare a chiederci cosa ci è successo, come è possibile essere arrivati così in basso.
Pericoloso farsi assorbire dal senso di impotenza e disperazione.
Facciamo.
La vita in diretta - Rai1 - 24/02/09

venerdì 8 maggio 2009

MUTAZIONI

Il teatro CARGO di GENOVA organizza il Festival MUTAZIONI che a partire da oggi e per 15 giorni racconterà con spettacoli, tavole rotonde e video, i cambiamenti e le mutazioni del corpo femminile.
IL CORPO DELLE DONNE sarà proiettato domenica 10 maggio alle 18,30 a Palazzo Ducale. Seguirà dibattito su "Corpi femminili e Media" con Enrico Ghezzi e Lorella Zanardo.

giovedì 7 maggio 2009

Immagini che possono educare

Per anni non ho guardato la tv. Semplicemente la trovavo noiosissima.

Poi il coautore de IL CORPO DELLE DONNE, Marco Malfi, mi provocò sostenendo che se volevo continuare ad occuparmi di donne, dovevo guardare la tv.

Così è nato il nostro documentario.

Fino a quel momento ero sempre stata d’accordo su quanto scrive Giovanna Cosenza sul suo blog: non filmiamo, non fotografiamo i corpi delle donne. Lasciateci in pace. Dobbiamo lavorare, fare figli e crescerli, "far aumentare il PIL lavorando di più e facendo piu bambini," curare gli anziani.

Poi ho visto ed ho capito che non potevo sottrarmi.

La maggior parte delle donne, che costituisce il 60% del pubblico televisivo, ha la televisione come unico strumento di informazione: quello che viene trasmesso diventa riferimento, educazione, esempio.

Come riusciamo a parlare a queste donne? Dove le intercettiamo? Come facciamo nascere un dubbio sulla validità del modello di donna proposto dalla tv?

Quando presentiamo IL CORPO DELLE DONNE in pubblico, il commento piu diffuso da parte delle donne è sempre: " io guardo la tv tutti i giorni, mi fa compagnia...però quelle immagini lì non le avevo mai viste..o forse non me ricordavo così...adesso starò più attenta..".

L'assuefazione alla visione di immagini di corpi spogliati ed umiliati ci ha condotto ad utilizzare il montaggio delle immagini tv per educare a "vedere", per provocare reazioni che sono sempre, da parte di uomini e donne, di disgusto.

Cioè il proporre un punto di vista diverso fa guardare alla tv in modo nuovo e piu critico.

Quello che auspico non è una censura televisiva, bensì una chiara inversione della domanda televisiva. Prendere coscienza della profonda discriminazione contenuta nelle immagini femminili proposte dalla tv per chiedere un'altra tv.

Innescare un processo educativo verso uno sguardo critico alla tv.

Divenire consapevoli del nostro potere: se non ci piace la possiamo spegnere. Se la spengniamo qualcuno si chiederà cosa ci piace.

Siamo anche le principali decisori d'acquisto dei prodotti che in tv vengono pubblicizzati. Dobbiamo solo rendercene conto.

Aldo Grasso commenta su CorriereTV

Aldo Grasso fa una analisi, in Appuntamenti di CorriereTV, per spiegare il successo di ascolto della puntata dell'Infedele che aveva al centro del discorso le donne e l'uso del loro corpo.
Pare nel suo commento trattare ogni aspetto della Tv, trascurando però il contenuto che questa trasmette, il discorso che questa fa.

mercoledì 6 maggio 2009

Ancora l'Infedele

Gad Lerner ha pubblicato sul suo blog questo post dove riflette sulle ragioni del successo di ascolto della puntata dell'Infedele di lunedì scorso, dove abbiamo discusso del corpo e dell'anima delle donne. Parla degli ospiti e del tema affrontato.


Le domande

Grazie per le moltissime mail di apprezzamento che ci state inviando.
Mettiano on line il nostro "saggio visivo" IL CORPO DELLE DONNE che pone delle domande sul perché noi donne, e anche gli uomini, non chiediamo una tv rispettosa della nostra immagine.
Se potete cercate di vederlo senza interruzioni, dura 25 minuti.

Perché non reagiamo?
Perché questa umiliazione continua?
Di che cosa abbiamo paura?

martedì 5 maggio 2009

Il confronto sul Corpo delle Donne continua

Loredana Lipperini parla del documentario e di femminile sul suo blog Lipperatura.

"IL CORPO DELLE DONNE" E' ON LINE

Il nostro documentario è ora visibile per intero qui sul nostro blog.

GRAZIE!

Grazie di cuore a tutti quelli che ci stanno sostenendo dopo la trasmissione su La7 di ieri sera. Siamo felici di ricevere i vostri commenti sul nostro lavoro, sono così importanti per proseguire e per trarne nuovi spunti. Continuate!

lunedì 4 maggio 2009

A "L'INFEDELE" su La7, questa sera lunedì 4 maggio parliamo de IL CORPO DELLE DONNE

Nella trasmissione di questa sera L'Infedele su La7 alle 21.10, condotto da Gad Lerner, interverremo con brani del nostro documentario e con la nostra ricerca sul tema donne e istituzioni:
"Il corpo delle donne tra tv e politica - Dalla tv alla politica, il corpo femminile in Italia è sempre più al centro di un acceso conflitto. L'Infedele ne discute con Sofia Ventura di "FareFuturo", la politologa che per prima ha parlato di "velinismo politico". Partecipano: la poetessa libanese Joumana Haddad; Gabriella Carlucci (Popolo della Libertà); Margherita Hack (Rifondazione Comunisti Italiani); la showgirl Alba Parietti; l'autore televisivo Cesare Lanza; Lorella Zanardo, autrice del film-documentario "Il corpo delle donne". Con un'intervista alla filosofa Michela Marzano."
 
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