venerdì 17 luglio 2009

Metterci la faccia/2

Mettere la faccia in ciò che si fa può significare metterci la propria vita.
Natalia Estemirova era una giornalista russa che indagava sulla violazione dei diritti umani in Cecenia e per questo è stata uccisa. Aveva ricevuto il premio Anna Politovskaya, un’altra donna che metteva la faccia in ciò che scriveva.
Le donne che in questo momento in giro per il mondo sono in prima linea per difendere la libertà sono tante, in Palestina, in Cina, in Iran solo per ricordarne alcune. Donne che spesso hanno famiglia e rischiano la vita perché vengano rispettati i diritti fondamentali di tutti.
La notizia della morte di Natalia l’ho letta mentre preparavo un post su Mercante in Fiera, dove la Gatta Nera in tenuta sadomaso ancheggia davanti ad un pubblico a casa fatto di bambini.
E ho provato un forte imbarazzo, una nausea insostenibile pensando al ciarpame di cui ci dobbiamo liberare prima di poterci occupare di cose che contano.
Ecco, agli uomini che scrivono al blog chiedendo con affetto come possono contribuire alla nostra denuncia, chiederei solidarietà e comprensione.
Solidarietà nel portare avanti un’istanza che ci permetta di vivere in un Paese dove il rispetto per le donne sia garantito. Comprensione per le tante di noi che anelano ad occuparsi di temi urgenti, belli, importanti ma che sentono il dovere innanzitutto di occuparsi della loro dignità di individui, senza la quale diventa difficile costruire un contesto in cui crescere giovani donne e giovani uomini.
Quanto tempo dedicato, a volte penso tempo di vita perso, per spiegare che siamo altro, siamo meglio,che potremmo rappresentare molto per la società. Tempo in cui potremmo invece essere chi realmente siamo.

23 commenti:

  1. Molto vero, e questo tempo dedicato è per noi molto necessario.
    Ma due cose:
    1. Se una donna combatte per altre cose, e si fa riconoscere in quel contesto già sta lavorando per la nostra battaglia semantica. Già fa.
    2. Agli uomini solerti si può chiedere anche la partecipazione, perchè è un problema questo del corpo delle donne, che riguarda anche loro. è un problema della cultura e della mancanza di libertà nell'interpretare il proprio stare nel mondo. Se una parte della coppia di significati è sclerotizzata non è che l'altra è più libera - è inchiodata anch'essa. Il maschilismo limita il maschile quanto il femminile. Solo che siccome abbiamo tutti uno sguardo maschilista si nota di meno.

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  2. Lorella, io non scinderei così drasticamente i due aspetti. Mi spiego. Sono profondamente convinto che fare in modo che le donne acquisiscano un ruolo maggiore nella società migliorerà il rapporto tra gli esseri umani e tra questi e il potere; è per questo che penso che, in fondo, non ci sia una vera cesura tra le due lotte che indichi nel post. Ho salutato con favore il fatto che cominci a dire la tua anche su temi differenti da quelli che attengono alla condizione delle donne nella nostra società, altrimenti si torna all'idea che le donne parlano di donne, i giovani di giovani e i maschi di tutto. Una candidatura a segretario del PD no?
    Pino De Padova
    P.S. Uscire allo scoperto? Ci sto pensando

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  3. Sono molto d'accordo con te, Lorella, quando dici : "Quanto tempo dedicato, a volte penso tempo di vita perso, per spiegare che siamo altro, siamo meglio,che potremmo rappresentare molto per la società. Tempo in cui potremmo invece essere chi realmente siamo."
    Questa situazione sembra una riedizione femminile del mito di Sisifo e spero che, prima o poi, riusciremo a liberarcene.
    Sono anche d'accordo con Zauberei.

    angela

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  4. Lorella, come sempre hai colto nel segno. Poco tempo fa leggendo le storie della Cecenia raccontate nel 2003 dalla Politovskaya mi era capitato di avere un senso di straniamento. Come possiamo tenere insieme, cioè concepire nella stessa coscienza, le inaudite violenze subite dalle donne cecene e i comportamenti femminili rappresentati dai nostri media? La tragicità delle prime ridicolizza il peso dei secondi? Per un momento pare di sì. Ma sappiamo che tutto si tiene e continuamo a lavorarci sopra. Roberta Coliola

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  5. @ Pino de Padova: allora dacci tu qualche consiglio su come coinvolgere anche i maschi in questi argomenti, in modo che non li trovino banali, ripetitivi, fanatici e inutili.

    Ad ogni modo se dobbiamo seguire i luoghi comuni voi non parlate di tutto ma solo di calcio e ... :D

    Dai, contiamo anche su di voi e capisco bene cosa intendi. Secondo me è vero che se continuiamo a rinchiuderci nel nostro "ghetto" di sole donne che parlano solo di donne finiamo un po' per affossarci da sole.. Non che sia giusto che alla maggior parte di voi uomini non interessi l'argomento e lo ritenga roba da femministe svalvolate, anzi, ma se dobbiamo ragionare pragmaticamente forse è vero che sono altre le vie da perseguire. E allora forza! Il vostro punto di vista è importante!

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  6. @ Roberta Coliola: Sì, io sono inorridita. Come succede nei tg: prima notizie di violenze atroci sulle donne, stupri e quant'altro, poi servizi con donne con seno e glutei di fuori.. Parliamo dei tg.. Non ci sono paole.. E' vergognosa questa situazione.

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  7. @ Pino
    @ Fiordaliso

    ecco... io veramente ho sempre vissuto con molto fastidio i discorsi fatti "per genere". Ritengo sterile il fatto che di certi argomenti si dibatta solo all'interno cerchie più o meno carbonare e stesso discorso vale anche all'interno di una etnia o una categoria professionale; anche perché se all'inizio cio' serve a "prenderecoscienza" (e vogliate scusare questo terribile 68ttismo...) poi necessariamente bisogna coinvolgere anche l'altro/gli altri; lì viene il difficile.
    Io comincerei a parlare più spesso di "persone" che di uomini o donne. Persone che non devono per forza rientrare in schemi preordinati - ad una donna puo' piacere il calcio come un uomo puo' essere appassionato di cucina...

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  8. @Roberta Coliola, è vero, tutto si tiene anche se, apparentemente, può sembrare di no.

    angela

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  9. @fiordaliso:

    io per lavoro monitoro programmi di informazione e infotainment.

    Giusto oggi ho visto un servizio di studio aperto su Cristina del Basso (purtroppo non posso pubblicare link nei commenti, ma basta andare su mediaset.it e cercare "cristina del basso studio aperto") che fa accapponare la pelle.

    Ma anche altri tg non sono da meno.

    Ad esempio, perché per ogni giovane donna che muore in qualche incidente o tragedia si deve ricordare per primissima cosa che era una bella ragazza?
    Le ragazze brutte non hanno il diritto ad essere ricordate?

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  10. Io pure sono chiaramente d'accordo nel non limitare il discorso al genere. Trovo che sia importante allargare il discorsi in termini di matrice culturale, che investe i generi e le loro rappresentazioni. Ma senza scotomizzare lo specifico individuale e identitario, il genere sarà anche una rappresentazione, ma sotto c'è la dura roccia della differenza sessuale. Il problema è che di solito quelli che se ne occupano sono regolarmente dei reazionari.

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  11. In effetti, mi fa rabbia pensare che le nostre energie intellettuali debbano essere monopolizzate . Ottimo post-

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  12. Dire che il maschilismo e la discriminazione nei confronti delle donne è un argomento che riguarda solo le donne è come dire che la pedofilia riguarda solo i bambini: che se la sbrighino loro.
    O che il razzismo riguarda solo le persone di colore.

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  13. @ Walter: guarda, io sono proprio fuori dai luoghi comuni e dagli schemi culturali (per quando sia possibile, in quanto i condizionamenti della società ci sono eccome e sono spesso impliciti). Tra me e il mio ragazzo non ci sono distinzioni di genere (se non quelle che ci impone la società): lui ama cucinare più di me e sa fare meglio le pulizie di casa, io odio fare shopping e passo meno tempo di lui davanti allo specchio. Ma non è questo il punto: il fatto è che si dice che siamo tutti uguali (utopia, al giorno d'oggi per lo meno) poi quando ci sono da prendere in considerazioni delle tematiche sociali, che riguardano sì ambo i sessi, ma che discriminano negativamente quello femminile di fronte a quello maschile, non si sa come mai tutti nascondano la testa sotto la sabbia! Anche molte donne, eh! Solo che la percentuale è effettivamente differente.
    Ok, non parliamo più di donne o uomini, parliamo di persone, perchè no?! E allora, se siamo tutte persone, come mai i problemi del nostro genere sono sempre secondari? Non dovremmo avere gli stessi diritti? Vorrei sottolineare che è stato l'uomo a perseguire questa divisione dei ruoli nel tempo e l'assoggettamento della figura femminile, che non è riuscita a ribellarsi a causa della sua naturale debolezza fisica nei confronti del maschio. Noi donne non vogliamo farvi la guerra, il termine "femminismo" (che peraltro a me non piace neanche) nasce dal fatto che sono stati gli uomini per primi a fare delle distinzioni, sempre a scapito nostro peraltro, e le donne ad un certo punto non c'hanno visto più, giustamente, e si sono unite per ribellarsi.
    Ok, voi uomini di oggi, uomini "non-maschilisti" (metto le virgolette perchè chi a questo mondo non è maschilista? Sia gli uomini che le donne lo sono, anche quando vogliono liberarsene purtroppo) non volete pagare per un retaggio culturale che non sentite vostro, e sembra giusto. Ma allora perchè noi donne continuiamo a pagare? Sul lavoro come per la strada? E perchè non andate a dire a quelli lì che fanno certe trasmissioni di trattare le persone come persone e non gli uomini come soggetto e le donne come oggetto? Che poi è anche vero che se quelli dietro lo schermo sono soggetti, voi altri siete oggetti che tengono, o credono di tenere, imbrigliati alla tv con un paio di tette. Pensateci.
    Se non ci fossero clienti non ci sarebbeo più prostitute, se non facessero audience certi programmi smetterebbero di esistere.

    Io credo fermamente che il problema sia di tutti a prescindere dal sesso. Il fatto è che quando non sei tu a "smenarci" la pigrizia e l'indifferenza hanno la meglio. E ovviamente mi son chiesta anche io come mai i problemi "delle donne" siano un'emergenza così incombente per me. Chiaro, lo vivo ogni giorno sulla mia pelle. Ma così come io posso battermi anche per i diritti degli omosessuali o contro il razzismo, la pedofilia ecc. anche gli uomini possono lottare con noi. Ci vuole solo lo sforzo di mettersi nei panni dell' "altro", una volta tanto!
    Secondo me è un problema SOCIALE, come anche tutti gli altri. Non dovremmo farne una questione di sottogruppi e minoranze, no.
    Ogni cittadino di fronte allo sfruttamento sessuale per le strade come allo squallore televisivo dovrebbe indignarsi e reagire poichè siamo in una società civile che è per il rispetto dei diritti umani.
    Utopia? Forse. Ma la società si evolve, i cambiamenti avvengono. E non dobbiamo rassegnarci se non vediamo risultati immediati -tema già trattato- ma conoscere bene la strada che vogliamo percorrere perchè prima o poi sulla via qualche cosa di concreto si potrà fare.

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  14. Io concordo solo parzialmente con quanto afferma Fiordaliso. La questione del potere nelle mani di un solo sesso è un problema generale, certo, di tutta la società, ma sono prima di tutto le donne che devono agire. Avrò una mentalità che s'è formata nelle lotte sociali del secolo scorso, ma penso che i portatori di interessi sono i primi soggetti di una battaglia. Il punto interessante, per ciò che attiene questo particolare argomento, però, è che forse avremmo interesse tutti a che le donne assumano un ruolo diverso nella società, anche noi maschi; quindi siamo tutti indifferentemente potratori di questo interesse? Sinceramente non lo so, perchè in ogni caso, come tu dici bene, quando a rimetterci non sei tu direttamente prevale la "pigrizia" (io penso ci sia anche altro). Certo che il dibattito, anche aspro, tra i sessi, che vivaddio sono differenti, è utile e può provocare modificazioni: non è quello che sta già avvenendo?
    Pino De Padova

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  15. @ Pino: Esatto, tutti possono trarne dei vantaggi. Io non immagino uomini scendere in piazza per i diritti delle donne, e oltre la pigrizia ovviamente c'è dell'altro. Credo solo che come rimango allibita io, donna, dovrebbe rimanere allibito anche un uomo. Cioè.. Ma davvero non rimanete basiti? In una società che ha una facciata di condanna contro violenze, abusi e soprusi, stupri e quant'altro (tutti scandalizzati e sconcertati rimaniamo, tutti pronti a inveire e a puntare il dito) e poi in realtà continua a presentare la donna come corpo da utilizzare e riutilizzare a piacimento del maschio, incentivando così una cultura che è dello stupro, perchè vìola in continuazione l'intimità della donna?

    Io dico.. saremo anche noi donne le prime interessate. Ma dov'è andato a finire, sempre che sia mai esistiro, il buon senso? Il senso comune, quello che ti fa aggrottate la fronte, che tu sia uomo o donna. Com'è possibile che quando ci si ritrova davanti ad un'illogicità tale non ci si ponga delle domande? Non è una questione solo di donne, perchè non stiamo rivendicando solo maggiori diritti sul lavoro ecc. ma ci siamo accorte dei terribili risvolti che certi modelli culturali perpetuano nella nostra società.
    Voglio dire.. Se siamo noi donne ad essere violentate per la strada, picchiate tra le mura domestiche, discriminate su tutti i fronti, relegate a ruoli subalterni, incastrate nella dicotomia moglie-mamma-casta e amante-sgualdrina-sexy è solo un problema nostro? No, io non credo. Ricordiamo che chi compie determinate azioni fa parte del vostro di genere. E' affar nostro quanto vostro, se non per una questione di emancipazione femminile, almeno per una questione di CIVILTA'.

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  16. @Fiordaliso

    parbleu. :-)
    dici di non volerci fare la guerra e poi parli di "ribellione" e tutta la tua risposta é molto aggressiva, mi dispiace non intendevo scatenare le tue ire.

    Beh! certo che le donne partono svantaggiate, basta vedere le cronache, quasi ogni giorno in Italia almeno una di esse viene uccisa dal proprio compagno. Come negarlo - d'altronde anche Amnesty International anni fa lanciò una campagna contro la violenza tra le mura domestiche.

    E' anche vero pero' che più volte mi sono sentito dire da delle donne che volevano fare delle iniziative delle frasi del tipo "tu no, é una manifestazione/riunione per le donne..." (!!!).

    Ed ovvio che ognuno di noi ha dei margini di manovra limitati, io non posso singolarmente agire sulla legislazione del lavoro affinché ad esempio gli orari lavorativi siano più favorevoli alle donne. Posso pero' cercare di informare gli altri, posso cercare di persuaderli a votare persone che si impegnino seriamente per affrontare queste tematiche (a trovarle... ma questo é un altro discorso...).

    Riguardo poi all' audience io personalmente ho risolto il problema alla radice poichè da 15 anni vivo più o meno felice senza la TV

    ...ah e mai andato a prostitute ovvimente ;-)

    :-D

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  17. @Pino, tu dici che le donne sono le prime a dover agire... può anche darsi, ma come mai, quando avviene uno stupro, non si vedono per strada cortei fatti di uomini che chiedono a gran voce che questo non accada più? Come mai ci si interrga su quanto la donna colpita sia una "brava ragazza" implicando che, se fosse cattiva, in fondo se lo sarebbe cercato? Come mai c'è sempre qualcuno che conta i centimetri di gonna fino ad arrivare all'assurdo di qualche anno fa in cui, poiché la donna colpita aveva i jeans, beh allora era stata certamente consenziente? Le donne, tutte le volte, devono perdere tempo ed energie per combattere contro questi retaggi medievali: come mai non si vede mai, invece, una seria protesta e un seria autocritica maschile, pubblica e molto partecipata contro chi stupra?

    angela

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  18. @ Walter: Sì, sono inferocita. E sono aggressiva di indole. Forse è per questo che nella vita faccio fatica a spiegare dei concetti che sono chiari. Ad ogni modo non devi dispiacerti proprio di nulla, non sei tu ad aver scatenato le mie ire e non ce l'avevo con te! ;)

    Comuqnue ho solo detto che ad un certo punto le donne si sono ribellate, non ci vedo nulla di male. Per quanto mi riguarda si tratta di una ribellione contro dei modelli culturali, contro il maschilismo, non di una guerra contro gli uomini, bada bene! Credo tu abbia frainteso le mie parole! Io non voglio che questa battaglia sia fatta solo da donne, assolutamente! Benvengano uomini che si interrogano a riguardo di questi temi sociali!!!

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  19. Partiamo dal presupposto che non si vedono manifestazioni di uomini e neanche si donne, contro gli stupri; diciamo che manifestare non è più esattamente uno sport nazionale. Chiarito che esiste un difetto di partecipazione generalizzato, intendo però eccepire che A PAROLE troveremo il 99% della popolazione contro gli stupri (e come potrebbe essere diversamente?) Il dramma che tento di esplicitare è di altro tipo: il modello culturale maschile imposto dal potere maschio a tutta la popolazione è pervasivo e riguarda tutti. Per usare ancora la metafora di Ascanio Celestini riguarda gli automobilisti che danno un euro al semaforo e quelli che danno i calci nelle palle. Oggi ero su you tube e ho ascoltato un poco di musica; sono incappato in Caparezza, che non disprezzo affatto ma non conosco benissimo. Se ascoltate "io vengo dalla luna" potrete sentire, a un certo punto, il protagonista della canzone, che è una canzone contro il razzismo, dire che non è colpa sua se fotte la tipa del maschio, che quella si chiama non so come Pompilio. Certo, si tratta di una canzone, magari di una semplice battuta che tende a mostrare le preoccupazioni dei "maschi italiani" - quelli ci rubano le donne, come fossero proprietà privata - ma è nei particolari che s'annida il diavolo. Il modello culturale dominante è molto più pervasivo di quello che percepiamo, ha scavato in millenni in profondità e tutto pervade. Per non terminare con il pessimismo di questa constatazione, è incoraggiante notare la strada che le donne (quindi la civiltà) hanno fatto in questi ultimi 60 - 70 anni, dopo millenni di rassegnata sottomissione: questo fa ben sperare
    Pino De Padova

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  20. @Pino, sicuramente le manifestazioni non sono più lo sport nazionale, ma ti ricordo che il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza alle donne, manifestazioni di donne ce ne sono, pur con tutte le difficoltà e le particolarità del caso. Una bella e grande manifestazione maschile contro gli stupri sarebbe una novità.
    Mi è stato spesso detto (non da te) che le donne dovrebbero scendere in piazza contro le donne che si spogliano in tv; come mai gli uomini non devono mai fare nulla per contrastare fatti molto gravi che li riguardano perché gli stupratori sono uomini? Perché gli uomini non sentono in modo più chiaro questa responsabilità, che li riguarda tutti anche se non hanno mai fatto niente del genere, e non iniziano a metterci mano come qualcosa da affrontare una volta per tutte?
    Espliciterò meglio la mia domanda: come mai gli uomini non si fanno sentire contro i maschi che stuprano, anche se la cosa li riguarda tutti proprio perché sono uomini quelli che commettono quel gesto?
    Il discorso per cui le donne devono farsi sentire per prime perché i portatori di interessi sono i primi gruppi sociali a muoversi può riguardare anche voi, intendo voi uomini che non praticate il rapporto con le donne in modo deteriore. A voi non interessa che la vostra parte non sia più affetta da machismo aggressivo e da senso del possesso medievale? Volete dare una così cattiva immagine di voi? Volete che i molti che danneggiano, danneggino anche voi che non danneggiate? Non vi incazzate mai quando sentite la solita notizia della solita violenza? Mi rivolgo a te al plurale, il che è un po' comico perché tu sei uno solo, ma non immagini quante volte avrei voluto urlare queste frasi a "tutti gli uomini".
    Come giustamente hai notato (il verso della canzone) si tratta di una situazione culturale, ma questa riguarda anche voi in maniera molto evidente.
    Fatevi sentire, siate una nuova avanguardia (tanto per insistere con vecchi modi dire :-)). I modi di farsi sentire sono tutti da inventare.

    angela

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  21. Lorella
    Sono diversi aspetti quelli che mi colpiscono di questo post e dei commenti, ne tratterò uno soltanto per non allungare troppo il mio intervento.
    Il primo riguarda quel che dici anche nel post sulla madre Terra circa il fatto che siamo spesso impossibilitate ad occuparci di ciò che conta. Ne parlavo in un mio commento anche sul blog di Marina Terragni; mi/ci è stato insegnato ad occuparci prima delle condizioni di base, dei bisogni senza i quali non si può neanche cominciare a parlare e, soltanto dopo, rilanciarsi più in alto. Mi chiedo e ti chiedo: cos’è che ci fa apparire più urgente il curare la ferita che abbiamo di fronte, rispetto all’occuparci delle cause di quella ferita? Io so che una ferita, anche simbolica, (ma se materiale è insopportabile alla mia vista), attrae immediatamente la mia attenzione e non trovo riposo finché non ha fatto quel che posso per curarla, lenirne il dolore, etc.
    Non sarà di nuovo un imperativo interiore che non viene da noi ma da quella parte della nostra coscienza colonizzata dal patriarcato? Non sarà, cioè, che rispondiamo ancora a quei ruoli che abbiamo smascherato ma che continuano ad agire?
    Occuparsi delle cause di quella ferita è, secondo me, nient’altro che fare politica. Politica prima. Questo non vuol dire che mentre alcune pensano, altre e altri fanno, no, ma che dobbiamo ricercare ancora un equilibrio fra queste due dimensioni sapendo che restare in vita è la conditio sine qua non per continuare anche a svolgere un ruolo. - Quando parlo di restare in vita mi riferisco anche alla capacità di non accumulare quelle terribili stanchezze psicofisiche che ben conosciamo e che ci mettono fuori gioco fino al recupero, il quale spesso viene interrotto a metà! –
    Il che comporta un’attenzione a salvaguardare ogni nostra parte, a far vivere ogni nostra parte e, quindi, la necessità di ridefinire meglio i nostri obiettivi e forzare un po’ la tentazione di precipitarci verso il ruolo che l’imperativo interiore ci comanda. Lo facciamo già, se come fai tu, ti occupi di un blog, del pensiero e di tutto il resto, ma forse dovremmo assumere quella signoria sul nostro tempo di cui abbiamo tanto parlato e che io considero una ottima riflessione. Lorella, naturalmente tutto quel che ho detto, vale in primo luogo per me!
    Donatella

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